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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 95
 
originale
 
[95] Non sum nescius debuisse me post istas Auiti litteras perorare. quem enim laudatorem locupletiorem, quem testem uitae meae sanctiorem producam, quem denique aduocatum facundiorem? multos in uita mea Romani nominis disertos uiros sedulo cognoui, sed sum [m]aeque neminem ammiratus. nemo est hodie, quantum mea opinio fert, alicuius in eloquentia laudis et spei, quin Auitus esse longe malit, si cu[m] eo se remota inuidia uelit conferre; quippe omnes fandi uirtutes paene diuersae in illo uiro congruunt. quamcumque ora[tio]nem struxerit Auitus, ita illa erit undique sui perfecte absoluta, ut in illa neque Cato grauitatem requirat neque Laelius lenitatem nec Gracchus impetum nec Caesar calorem nec [H]ortensius distributionem nec Caluus argutias nec parsimoniam Salustius nec opulentiam Cicero: prorsus, inquam, ne omnis persequar, si Auitum audias, neque additum quicquam uelis neque detractum neque autem aliquid commutatum. Video, Maxime, quam benigne audias, quae in amico tuo Auito recognosces. tua me comitas, ut uel pauca dicerem de eo, inuitauit. at non usque adeo tuae beniuolentiae indulgebo, ut mihi permittam iam propemodum fesso in causa prorsus ad finem inclinata de egregiis uirtutibus eius nunc demum incipere, quin potius eas integris uiribus et tempori libero seruem.
 
traduzione
 
So bene che dopo questa lettera di Avito dovrei porre termine al mio discorso. Quale pi? ricco lodatore, quale pi? illibato testimone della mia vita, io potrei produrre, quale avvocato pi? eloquente? Molti oratori di romana nominanza ho bene conosciuto nella mia vita, ma per nessuno ho avuto pari ammirazione. Nessuno ? oggi, siccome io penso, nel campo dell'eloquenza, oggetto di lode e di speranza, che non preferisca di gran lunga essere Avito, se con lui, senza ombra di gelosia, voglia compararsi: perch? tutte le varie e presso che opposte virt? dell'oratoria si accordano in quell'uomo. Qualunque orazione Avito abbia composta, sar? essa in ogni sua parte cos? perfettamente compiuta che n? Catone sentirebbe mancanza di gravit?, n? Lelio di scorrevolezza, n? Gracco di impeto, n? Cesare di calore, n? Ortensio di ordine, n? Calvo di arguzie, n? Sallustio di sobriet?, n? Cicerone di abbondanza. Insomma, per non nominarli tutti, quando si ascolta un discorso di Avito, non si desidera aggiungere n? togliere n? mutare alcuna cosa. Vedo, Massimo, con quanta benignit? tu ascolti queste lodi che riconoscerai nel tuo amico Avito. La tua benignit? mi ha invogliato a dire di lui qualche cosa: ma io non voglio secondare la tua indulgenza fino a permettermi, stanco come sono e ormai alla fine della causa, l'elogio delle sue rare virt?, che preferisco riserbare a quando avr? pi? di forze e di tempo.
 

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